PILLOLE Moscato

Che cos’è il Moscato di Pantelleria?

zibibbo secco di Pantelleria Pietranera di Marco De Bartoli

Il Moscato di Pantelleria è un vino siciliano prodotto nell’omonima isola a partire dal vitigno Moscato d’Alessandria, anche detto Zibibbo. Il Moscato d’Alessandria (o Zibibbo) appartiene alla grande famiglia dei Moscati, vitigni aromatici per antonomasia.

 

 

Moscato di Pantelleria, Patrimonio dell’Unesco

Ebbene sì, il titolo non è per niente fuorviante: il 26 Novembre 2014, a Parigi, l’UNESCO ha dichiarato la pratica della coltivazione ad alberello della vite dello Zibibbo patrimonio dell’umanità. Lo so, ho avuto lo stesso pensiero di incredulità quando ho scoperto questa cosa.

 

Ma cerchiamo di scoprire qualcosa in più sul Moscato di Pantelleria, soprattutto se hai le idee un po’ confuse sullo Zibibbo e la coltivazione ad alberello. Molti credono che il Moscato di Pantelleria sia semplicemente un vino dolce, ma le cose sono leggermente più complicate di così. Se cerchi sul dizionario l’aggettivo “pantesco” (di Pantelleria), troverai come esempio di utilizzo in contesto del termine proprio “vino pantesco” e non è di sicuro frutto del caso…

 

L’oro di Pantelleria

Pantelleria è una bellissima isola della provincia di Trapani, non troppo distante dalla Tunisia, di origine vulcanica, dai paesaggi caratteristici e indimenticabili.

 

Il  terreno vulcanico ricco di sali minerali e il clima tipicamente caldo e temperato ha permesso la coltivazione di un vitigno da cui si ricavano una pluralità di vini che hanno reso celebre l’isola di Pantelleria ben oltre i confini nazionali. Lo Zibibbo, anche chiamato Moscato di Alessandria, è l’uva da cui si ricava l’eccellente Moscato di Pantelleria. La ricchezza del suono vulcanico conferisce complessità al vino che sarà ottenuto, donando una grande struttura minerale che bilancia e arricchisce le note dolci caratteristiche di questi vini.

 

Che cos’è lo Zibibbo, da cui nasce un nettare prezioso per il sud Italia

Alcuni amici siciliani mi dicevano che per conoscere il sapore che lascia in bocca è sufficiente masticare un acino d’uva e concentrarsi unicamente sul gusto retro-olfattivo che rilascia. Questa è la caratteristica principale dei vitigni aromatici, che già nei loro grappoli hanno in forma libera le molecole odorose e aromatiche che ritroveremo dopo la trasformazione dell’uva in vino: sono i cosiddetti aromi primari. Altri vitigni aromatici sono il Brachetto (vino afrodisiaco di Cleopatra), il Gewürztraminer e la Malvasia; o, anche in questo caso, sarebbe meglio dire “le Malvasie”: ne esistono infatti diverse varietà.

 

Pantelleria DOC è quindi una Denominazione di Origine Controllata che sancisce alcune regole produttive da rispettare per dar vita a una serie di tipologie di vino a partire dalla vinificazione del vitigno Zibibbo.

 

Caratteristiche organolettiche

È inconfondibile…assolutamente inconfondibile, il Moscato di Pantelleria. Il colore è giallo intenso, meravigliose sfumature dorate con tonalità che possono arrivare fino all’ambra. Un’aspetto elegante e caldo che fa presagire alle dolci note olfattive, all’albicocca e all’arancia candita.

 

Il suo profumo è assolutamente deciso e aromatico, il sapore è morbido e dalle espressive note fruttate e varietali (quelle presenti, come detto, già nell’uva di partenza).

 

Queste osservazioni sono massimamente generiche, come vedrai esistono differenti tipologie di vino appartenenti alla DOC di Pantelleria e ognuna avrà una sua identità organolettica che deriva dalle una molteplicità di variabili; come la modalità di vinificazione, le caratteristiche del terreno in cui è impiantata la vite, la vite stessa e, non da ultimo, l’andamento climatico che ha segnato una certa annata.

 

Lo Zibibbo: dall’Egitto all’Italia, ecco le caratteristiche del vitigno e dell’allevamento ad alberello

Le origini di questa vite, che in Italia si coltiva quasi esclusivamente a Pantelleria e in altre zone della Sicilia, nascono in Egitto. Il suo grappolo è più grosso e gli acini si presentano di colore giallastro, dalla forma ovale la cui buccia appare più spessa. La maturazione è tardiva e l’uva ha diversi impieghi: la vinificazione, l’ appassimento e, ovviamente, il diretto consumo.

 

La coltivazione tradizionale dello Zibibbo, alias Moscato di Alessandria, è ad alberello.

 

La coltivazione ad alberello permette di risparmiare spazio in una terra votata alla viticoltura eroica, dove il terreno per le viti è ricavato grazie ai terrazzamenti.  La vite è impiantata a ceppo singolo, contornata da muretti a secco e posta in piccole buche o conche scavate nel terreno, che hanno la duplice funzione di proteggere la pianta dai forti venti di scirocco che spazzano l’isola di Pantelleria e raccogliere e convogliare la preziosa umidità verso le radici della pianta (ricorda il clima arido dell’isola).

coltivazione ad alberello

Coltivazione ad alberello, Bukkuram

La coltivazione ad alberello si è diffusa storicamente dove era più difficile la coltivazione della vite a causa di basse temperature o, al contrario, di un clima caldo ed arido. Questa tipologia di impianto permette di proteggere la pianta, ne limita lo sviluppo e la resa produttiva, rendendo al contempo impossibile qualsiasi forma di meccanizzazione della raccolta. Proprio per le basse rese, la fatica e i costi delle operazioni manuali la forma di impianto ad alberello è stata progressivamente abbandonata.

 

Origini del nome Zibibbo

Certamente ti sarai chiesto le origini di questo nome, così particolare e sicuramente non di provenienza latina, come lo stesso vitigno. La parola Zibibbo deriva dall’arabo zabīb, che significa “uvetta” o “uva passa” e si riferisce ovviamente alle particolari caratteristiche del vitigno, il cui frutto è sottoposto a procedimenti di appassimento e maturazione che danno vita a eccellenti vini passiti.

 

La denominazione Pantelleria DOC

Pantelleria DOC rappresenta una delle migliori zone vitivinicole della regione Sicilia. Questa denominazione è riservata ai vini che rispondono ai requisiti prescritti dal manuale della DOC e delineano le seguenti tipologie:

  • Moscato di Pantelleria;
  • Passito di Pantelleria;
  • Pantelleria-Moscato spumante;
  • Pantelleria-Moscato dorato;
  • Pantelleria-Moscato liquoroso;
  • Pantelleria- Passito liquoroso;
  • Pantelleria-Zibibbo dolce;
  • Pantelleria- Bianco, anche Frizzante.

 

Che cosa significa? Un vino per essere chiamato in un determinato modo, o meglio denominato, deve rispondere a determinate caratteristiche. In funzione di cosa un vino può essere chiamato Moscato di Pantelleria?

 

Di sicuro, in primo luogo, in funzione di una determinata appartenenza geografica: all’isola di Pantelleria. Infatti, la prima funzione di una denominazione è quella di legare un prodotto a un territorio. Ma non basta.

 

Altra caratteristica è la bassa resa per ettaro delle uve, che concentrano così la loro qualità in pochi frutti. Per tutelare  la tradizione e la qualità, questi prodotti devono (o dovrebbero) rispettare anche altri requisiti che sono appunto elencati e formalizzati nel disciplinare della denominazione.

 

Il disciplinare della Denominazione di Origine Controllata Pantelleria prevede, a partire dal 100% di uve Zibibbo (o Moscato di Alessandria), la produzione di 8 tipologie di vino, che sono quelle sopraelencate.

 

Ecco le loro principali caratteristiche.

 

Il Moscato di Pantelleria deve essere ottenuto dalla fermentazione di mosto da uve fresche.

 

Il Moscato dorato deve osservare le seguenti condizioni di produzione:

  • provenire da vigneti entrati in produzione da più di 3 anni alla data del 1° settembre di ogni anno;
  • derivare da mosti con un contenuto minimo naturale iniziale in zucchero di 250 g per litro, eventualmente ottenuto con adeguato appassimento delle uve;
  • avere un titolo alcolometrico complessivo minimo del 21,5% con un minimo del 15,5% svolto ed una ricchezza zuccherina minima di 100 gr. per litro;
  • essere stato aggiunto obbligatoriamente dell’alcol vinico in una o al massimo due volte nella
    cantina del produttore.

 

Il Passito di Pantelleria deve provenire da uve sottoposte in tutto o in parte, sulla pianta o dopo la raccolta, ad appassimento al sole. È consentita la protezione delle uve da eventuali intemperie. Per tali vini è escluso qualsiasi arricchimento del mosto o del vino, tranne l’eventuale aggiunta, anche dopo il 30 novembre di ogni anno di uva appassita al sole con una concentrazione massima in zuccheri del 60%.

 

Il vino Pantelleria Moscato Liquoroso deve essere ottenuto dalla fermentazione di mosto da
uve fresche. deve essere escluso qualsiasi arricchimento tranne l’aggiunta obbligatoria di alcol di origine viticola da effettuarsi durante o dopo la fermentazione.

 

Il vino Passito di Pantelleria Liquoroso deve essere ottenuto da uve sottoposte in tutto o in parte ad appassimento naturale o in ambiente condizionato e deve essere escluso qualsiasi arricchimento tranne l’aggiunta obbligatoria di alcol di origine viticola da effettuarsi durante o dopo la fermentazione e l’eventuale aggiunta di uva passa con una concentrazione massima in zuccheri del 60%.

 

Esiste lo Zibibbo Secco?

Ebbene sì, vengono prodotti dei vini secchi, quindi senza residuo zuccherino e appartenenti alla tipologia Pantelleria Bianco, anche grazie alla vinificazione dello Zibibbo. Un esempio di questi vini? Mi è capitato di provarne uno a una degustazione, presentato dai figli di Marco De Bartoli – persone squisite e disponibilissime che continuano l’ottimo lavoro del compianto produttore – ed è proprio la bottiglia che trovate nell’immagine di copertina: il Pietranera.

Zibibbo secco di Pantelleria Pietranera di Marco De Bartoli

Il Pietranera (Zibibbo secco) dell’azienda Marco De Bartoli

Questo vino prende il suo nome dalle pietre nere vulcaniche che compongono il suolo dell’isola ed è capace di bilanciare le note dolci dello Zibibbo con un’affascinante trama fresco-sapida, risultato? Bevendolo ti troverai catapultato sulla splendida isola mediterranea, sotto il caldo sole siciliano ma ristorato dalla fresca brezza marina.

 

A cosa abbinare il Moscato di Pantelleria

Anzitutto è bene sapere che questo prezioso vino va servito fresco e in bicchieri a forma di tulipano, che ne trattengano le proprietà uniche. Per le versioni passite e liquorose vengono spesso utilizzati tulipani piccoli adatti a vini liquorosi o passiti. Personalmente preferisco l’utilizzo di bicchieri più ampi per apprezzare meglio l’ampio bouquet di questi vini.

 

Se vuoi approfondire, ecco quali sono i bicchieri giusti per i vini passiti. Se invece degusti abitualmente dei moscati secchi, puoi far riferimento ai bicchieri adatti a vini bianchi.

 

Il Moscato di Pantelleria in versione secca o spumantizzata è perfetto come aperitivo, abbinato a formaggi o accostato al buon sapore del pesce fresco; nella celebre versione passita è perfetto come vino da dessert abbinato ai dolci tipici siciliani a base di pistacchio, ricotta e mandorle.

 

Lo puoi degustare da solo, coccolarti mentre leggi un libro o ascolti del buon jazz, il Moscato di Pantelleria sta bene anche come “vino da meditazione” e ti abbraccia in un esplosione di gusto, profumo e ricordi.

 

Temperatura di servizio

Il vini dolci si servono tendenzialmente più freschi, perché la temperatura più bassa accentua la percezione dell’acidità e della sapidità (le cosiddette durezze del vino), stemperando le sensazioni morbide – come l’alcol e la dolcezza: soprattutto quest’ultima, alla lunga e a causa della maggiore concentrazione nei vini dolci, potrebbe risultare stucchevole.  Se vuoi approfondire, ho scritto qualche riga in più sull’argomento rispondendo a queste domande: “perché il vino bianco si beve freddo?” e “perché il vino rosso non si beve freddo?“.

 

Tornando a noi, il consiglio è quello di servire i vini di Pantelleria a una temperatura che va dai 10 ai 14 C° per le tipologie non fortificate, ossia non addizionate di alcol, come il Moscato e il Passito, mentre è opportuno scendere anche sotto i 10 C° per le tipologie liquorose, dove a dover essere stemperata – grazie all’abbassamento della temperatura di servizio, è anche la percezione pseudo calorica dell’ alcolicità, oltre alla dolcezza della concentrazione zuccherina.

 

Queste almeno sono le indicazioni canoniche: io scelgo sempre temperature di servizio leggermente più basse.

 

Per orientarti e per completezza, puoi fare tua questa utile osservazione di diwinetaste.com:

Se si preferisce accentuare le caratteristiche dolci del vino, la complessità dei loro profumi e la loro austerità, sarà bene servirli ad una temperatura alta, fra i 14 e i 18 °C, ricordandosi in questo caso che sarà anche l’alcol ad essere esaltato. Se si intende favorire la loro freschezza, o nel caso di vini molto dolci in cui si preferisce mitigare questo aspetto, sarà necessario servirli ad una temperatura più bassa compresa fra i 10 e i 14 °C.
[…] tuttavia è necessario ricordare che più è bassa la temperatura e minore risulterà lo sviluppo degli aromi. La piacevolezza e la complessità dei profumi tipica di questi vini è una caratteristica gradita e interessante: servirli troppo freddi significa anche sacrificare questo importante aspetto.

 

In conclusione, Guida alle migliori cantine che producono Moscato di Pantelleria

I gusti sono gusti e sono tutti discutibili, quindi non pretendo di consigliarti la migliore guida di cantine produttrici del Moscato di Pantelleria, ma solo una rapida mappa per orientarti e cominciare a conoscere questo piccolo ma affascinante tassello dell’enografia italiana: sarai tu a cercare ed esplorare i produttori di questa bellissima isola.

 

Ecco perché presenterò solo due prodotti di due cantine: una più “commerciale” ed una più “di nicchia”. Gli esperti mi perdoneranno le necessarie semplificazioni.

 

Donnafugata è una grossa azienda presente anche in GDO: tutti quanti (o quasi) sono passati di qui nel loro cammino da appassionati di vino. Quest’azienda si estende un po’ a tutta la Sicilia, da Pantelleria fino ai vitigni più giovani piantati da qualche anno sull’Etna. A Pantelleria hanno 68 ettari di vigneti e producono vino in ben 14 contrade diverse. Il loro Passito di Pantelleria è il Ben Ryé e sebbene prodotto su larga scala (c’è chi dice troppo larga per l’isola… ) rimane un prodotto apprezzabile.

La barricaia dell'azienda Donnafugata

La barricaia dell’azienda Donnafugata

Marco De Bartoli, nei primi anni ottanta, rimane folgorato da una terra così affascinante e ricca di potenzialità come l’isola di Pantelleria. E proprio nella contradada Bukkuram decide di mettere su la sua azienda vitivinicola. Bukkuram “Sole d’Agosto” è anche il nome di uno dei suoi due vini appartenenti alla tipologia Passito di Pantelleria (il secondo, chiamato “Padre della vigna”, è prodotto solo nelle grandi annate).

 

Ecco altre cantine produttrici per cominciare a familiarizzare con alcuni nomi.

  • Salvatore Murana Vini, da sei generazioni sono vignaioli “panteschi” e per anni hanno dedicato anima e corpo, prima alla coltivazione dell’uva Zibibbo e poi all’amore per la fantastica Pantelleria.
  • Ferrandes, l’azienda è veramente piccola ed è totalmente a conduzione famigliare. Qui la coltivazione dei terrazzamenti di passito è al 100% biologica.
  • Solidea, “Obiettivo dell’azienda è quello di offrire al consumatore un prodotto giovane ed elegante, tutto questo grazie al supporto d’impianti moderni e adeguati, alla lavorazione tradizionale e ad una produzione limitata di bottiglie.”
  • Cantina Basile, il loro slogan recita “Zibibbo, Passito di Pantelleria e amore!” Si intuisce facilmente il loro amore per l’isola e i suoi frutti.

 

Ho scritto in questo articolo tutte le informazione utili per farti avvicinarsi a questo fantastico vino.
Io la mia parte l’ho fatta, adesso tocca te iniziare a selezionare e a degustare le varie tipologie di vino così da poter apprendere a pieno la bontà di questo prodotto.


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