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Ode al Brunello: il vino di Montalcino che a tavola mette tutti d’accordo

Montalcino da lontano

  Di vini rossi speciali, nel nostro Paese, ce ne sono tantissimi. Il nostro Paese, infatti, vanta una produzione vinicola di tutto rispetto, nonché di una popolarità su scala globale. È grazie a regioni come Toscana, Piemonte e Trentino che le produzioni vinicole italiane hanno superato in confini nazionali, portando lustro e valore in un mercato altamente competitivo.


Oggi soffermeremo la nostra attenzione proprio sulla Toscana, precisamente nella zona dove si produce il Brunello di Montalcino, un Sangiovese in purezza tra i più longevi del nostro Paese. Lo conosceremo più da vicino e scopriremo quali sono le ragioni del suo strepitoso successo.

 

La storia del Brunello di Montalcino affonda le sue radici nel XIX secolo, quando la famiglia Biondi Santi iniziò a sperimentare la produzione di un vino rosso puro nella zona di Montalcino, in Toscana. Prima di questa innovazione, la regione era nota principalmente per il Moscadello di Montalcino, un vino bianco dolce.

Il Brunello e la denominazione ufficiale

La denominazione “Brunello” era originariamente associata a una varietà di uva locale, ma nel 1879 la Commissione Ampelografica della Provincia di Siena stabilì, dopo anni di prove ed esami, che il Brunello e il Sangiovese erano la stessa varietà di uva. Da questo punto in poi, il nome Brunello si associò solo al vino prodotto da uve Sangiovese, in purezza.

 

Il primo Brunello di Montalcino ufficialmente riconosciuto fu presentato da Clemente Santi alla “Esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana” a Firenze. Tuttavia, la prima menzione scritta del termine “Brunello” si ebbe nel 1869 quando Clemente Santi vinse due medaglie d’argento per il suo “vino rosso scelto (Brunello) del 1865” alla Fiera Agricola di Montepulciano.

Gli standard di produzione

Il disciplinare di produzione del Brunello di Montalcino stabilisce rigorose regole per la coltivazione dei vigneti, le pratiche di vinificazione e gli standard di invecchiamento. Il vino deve essere prodotto al 100% con uve Sangiovese Grosso e subisce un invecchiamento di almeno due anni in botti di rovere e quattro mesi in bottiglia prima di poter essere immesso sul mercato.

 

Oggi, il Brunello di Montalcino è universalmente riconosciuto come uno dei vini italiani più prestigiosi perché invecchia con magnificenza, acquisendo complessità e carattere nel corso degli anni. La sua storia è una testimonianza della dedizione e della passione dei produttori di Montalcino nel creare un vino che ha conquistato l’attenzione e il rispetto di esperti e amatori da tutto il mondo.

 

Per ottenere la designazione “Riserva” il vino deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento più lungo. Questo lungo processo di affinamento contribuisce a sviluppare la complessità aromatica e il carattere strutturato che lo caratterizzano.

Il Brunello in calice

Il cuore del Brunello di Montalcino è rappresentato dall’uva Sangiovese Grosso, una variante selezionata del vitigno Sangiovese. Questo vitigno, conosciuto anche come Brunello, è coltivato nelle colline intorno a Montalcino, dove il microclima e il terreno contribuiscono a conferire al vino caratteristiche uniche.

 

È caratterizzato da un colore rosso rubino intenso, con riflessi granati che si intensificano con l’invecchiamento. Al naso offre profumi complessi e avvolgenti, con note di frutti rossi maturi, spezie, tabacco e cuoio. In bocca, infine, si presenta robusto, armonico e ben strutturato, con un’elegante persistenza e tannini ben integrati.

 

 

 


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