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Vini pregiatissimi: quali sono i vini italiani più costosi nel 2022?

bottiglie vino pregiate

Perché un vino si definisce "pregiato"? In questa guida andremo alla scoperta dei vini più costosi d'Italia del 2022 e perché si definiscono tali. Vini pregiatissimi, frutto di filiere storiche e della bellezza enogastronomica del nostro territorio.


Il mercato dei vini italiano è uno dei più importanti a livello mondiale, in costante crescita ed evoluzione. In Italia è numerosa anche la produzione di vini pregiati, oltre ai grandi classici e ai vini economici che possiamo trovare fra enoteche e GDO. Ci sono infatti alcuni territori, come le Langhe e Monferrato in Piemonte, che vantano un’infinità di premi e il riconoscimento delle località come Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

 

Non sono gli unici, chiaramente, ad esaltare la produzione vitivinicola della Penisola italiana. Un’alta produzione di vini preziosi (e DOP) deriva anche da Veneto, Puglia, Sicilia, Toscana, ma è davvero difficile trovare una zona dell’Italia in cui non si produca vino di qualità sopraffina.

 

Ma come nasce un vino pregiato?

 

Per riconoscere un vino pregiato è importante innanzitutto scavare nella sua storia, tentare di raggiungere il bandolo della matassa. L’Italia porta sulle sue spalle una delle più grandi storie di produzione di vino del mondo; perciò, è essenziale incrociare la storia del territorio con quella di chi lo ha abitato per secoli e utilizzato a proposito. I vitigni autoctoni mantenuti e quelli riscoperti, ad esempio, possono essere un ottimo punto di conoscenza da cui partire.

 

Ogni vino ha origini antiche e non viene prodotto casualmente in quelle modalità uniche. È il frutto di numerose combinazioni, riassunte poi nella sapienza dei lavoratori che lo hanno prodotto.

 

La selezione del vitigno giusto è quindi il punto di partenza, che ci proietta verso la vinificazione. Questo è il processo biochimico attraverso cui si trasforma l’uva in vino, mediante una serie di processi che differiscono, appunto, da vino a vino. In tempi moderni, spesse volte i processi differiscono da cantina a cantina piuttosto che rispetto alla categoria vitivinicola.

 

Una caratteristica, invece, che accomuna i vini pregiati è la necessità di tempi lunghi: un vino rosso di alta qualità viene lasciato a macerare per quaranta giorni in relazione ad una normale macerazione di 10 per vini standard. L’invecchiamento è un altro processo che può richiedere anni: un Brunello di Montalcino di alta qualità può richiedere fino a 3 anni di riposo in botte e 6 mesi in bottiglia prima di essere consumato.

 

La classificazione dei vini

 

In un secondo momento avviene la classificazione dei vini. In Italia le classi sono quattro: DOCG, DOC, ITG e VDT (vino da tavola). La prima, Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è la classificazione più rigida per i vini italiani. Essa tiene conto del tipo di uva ammessa alla produzione, limiti di rendimento, maturazione dell’uva, procedure di vinificazione e relativo invecchiamento.

 

Ogni vino DOCG è soggetto in primis a degustazione e, per prevenire la contraffazione, ogni bottiglia è sigillata da una numerazione in collo di bottiglia. La classificazione è il processo che spesso condiziona maggiormente il costo di un vino rispetto ad un altro, magari, prodotto con le stesse tempistiche ma non conforme a determinati standard che rasentano il dettaglio.

 

C’è da dire, inoltre che la classificazione non giudica essenzialmente la qualità del vino in uscita, quanto piuttosto le regole che portano a quel determinato risultato. Il Super Tuscan, ad esempio, è un tipo di vino classificato come VDT ma soltanto in merito a metodi di produzione, differenti dagli standard enologici italiani.

 

Le condizioni del mercato

 

Vini di un certo calibro hanno anche un costo non accessibile a tutti e vengono appunto catalogati come vini costosi. Chiaramente, il mercato contemporaneo si è trasformato a tal punto da non permettere che tutti i prodotti abbiano un costo relativo alla propria qualità.

 

In GDO possiamo trovare vini di ottimo calibro e con alte classificazioni, come viceversa in enoteche di lusso è possibile trovare dei vini che subiscono il costo della distribuzione o fattori simili. Bisogna essere consapevoli e fare delle scelte sempre ponderate. Questa però è un’indagine che comporterebbe una ricerca affinata da territorio a territorio. Ma in questa guida cercheremo di filmare una panoramica su quali siano i vini italiani più costosi dell’ultimo anno secondo gli esperti di settore.

 

I vini italiani più costosi del 2022

 

Incrociando diverse ricerche (con menzione d’onore alla piattaforma Wine Searcher), abbiamo stilato una top 10 dei vini italiani più costosi del 2022. Al primo posto si piazza un Barolo Riserva Monfortino di Giacomo Conterno, il cui prezzo è di 1.165€ a bottiglia. L’Amarone della Valpolicella di Giuseppe Quintarelli è secondo con pochi euro di differenza, per un costo di 1.117€. Terza casella del podio per il Brunello di Montalcino Riserva Case Basse di Gianfranco Soldera, di listino a 861€.

 

Vini dalle suggestioni differenti l’uno dall’altro, ma tutti rossi che provengono da vitigni secolari e minuziosamente prodotti dalle rispettive, storiche cantine. Qui di seguito, invece, la classifica completa delle altre sette etichette, sintesi dell’eccellenza vitivinicola italiana.

 

1. Barolo Riserva Monfortino di Giacomo Conterno: 1.165€

2. Amarone della Valpolicella di Giuseppe Quintarelli: 1.117€

3. Brunello di Montalcino Riserva Case Basse di Gianfranco Soldera: 861€

4. Masseto: 833€

5. Barbaresco Crichet Paje di Roagna: 830€

6. Barolo Piè Franco di Cappellano: 789€

7. Barolo Riserva Pira: 690€

8. Refosco Colli Orientali del Friuli “Calvari” di Miani: 666€

9. Barolo Monvigliero G.B. Burlotto: 591€

10. Amarone della Valpolicella di Giuseppe Quintarelli: 586€.


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